Teatri. Cirone: rivedere Cda Inda, inaccettabile non aver tenuto conto di riequilibrio di genere

“L'Istituto Nazionale del Dramma Antico ha, dopo un lungo periodo di Commissariamento, il suo nuovo Consiglio D'Amministrazione. Salutato da una salve di critiche dalla comunità culturale e politica non solo siracusana, il Consiglio d'Amministrazione appare come l'insieme disordinato e incongruo di nominativi calati dall'alto, scelti dalle Istituzioni referenti Nazionali e Regionale in totale asintonia le une dalle altre e in sostanziale dispregio dello Statuto. Questo grave difetto di metodo ha portato a una composizione discutibile, al di là delle rispettabili storie e curricula dei singoli componenti”.  Lo dice Marika Cirone.

“Governo nazionale e regionale – spiega la parlamentare regionale PD – hanno affrontato il tema, trattandolo con supponenza non con l'attenzione massima che meritava, proprio mentre le Rappresentazioni classiche manifestano ancora una volta la loro capacità attrattiva e l'Istituto è ancora impegnato in vicende giudiziarie, che ne hanno minacciato la stessa preparazione del Centenario. La assenza di una visione condivisa tra Regione e Stato – continua –  è, a mio parere, anche all'origine della assenza di nominativi femminili nel CdA, questione che è stata, invece, affrontata e risolta nella contestuale designazione del CdA della Fondazione Teatro Massimo di Palermo,  e del Teatro Massimo Bellini di Catania dove la presenza femminile è stata assicurata. E dire che negli anni passati, costantemente, il CdA dell'INDA  si era giovato della presenza di studiose  e di professionalità che avevano contribuito a sostenerne  il profilo internazionale e nazionale di istituto di alti studi e di polo culturale. E' inaccettabile vedere, invece, che in presenza di direttive europee, di una legge nazionale sul riequilibrio di genere nei consigli d'amministrazione, di governi paritari sia a livello nazionale che regionale,  – prosegue  Marika Cirone – ancor oggi si debba protestare e richiedere che le norme sulla parità siano rispettate, tanto più quando in questi Governi Assessore Regionali e Ministre dovrebbero presidiare perché questo accada, non accodandosi supinamente alle volontà dei leaders, dimentiche del valore di battaglie comuni. Si ponga prontamente rimedio,  – conclude – si è ancora in tempo, ci si adoperi per correggere e integrare, se non si vuole incorrere nella invalidazione dell'intero Consiglio d'Amministrazione”.