Sicilia. Arancio: porto di Gela insabbiato da anni, ma si continua a pagare il canone – interrogazione all’Ars

“Il porto-rifugio di Gela risulta totalmente insabbiato da cinque anni, eppure i concessionari continuano a pagare il canone demaniali, nonostante nessuna imbarcazione di turisti possa attraccare e, anzi, le poche rimaste all’interno del porto sono arenate e non possono uscire. Chiedo di azzerare il pagamento dei canoni degli ultimi cinque anni e di avviare un intervento urgente per far rinascere il porto e le attività connesse”. Lo dice Giuseppe Arancio, parlamentare regionale del PD, che ha presentato una interrogazione parlamentare all’assessore regionale al Territorio.

 

“Quella del porto-rifugio di Gela – aggiunge Arancio – è una situazione paradossale, che ha portato gli utenti a rivolgersi a strutture e cantieri vicini e rischia di veder chiudere tutte le attività cantieristiche navali presenti oggi, con una perdita di posti di lavoro che segnerebbe un ulteriore colpo alla già drammatica realtà occupazionale di quel territorio”.

 

La situazione, come detto, non è nuova e i primi problemi di fruibilità del porto sono sorti addirittura nel 2000, ma si è aggravata al punto che il Comandante della Capitaneria di Porto ha emesso, in data 25.02.2015, una Ordinanza di divieto di navigazione all’interno del porto-rifugio per imbarcazioni con pescaggio superiore a mt. 1,40. Oggi pontili galleggianti e strutture connesse ed annesse (attività di alaggio e varo, rimessaggio, manutenzioni di imbarcazioni, ecc) sono totalmente inutilizzabili, con il conseguente fermo delle attività lavorative dei vari cantieri navali che insistono nel porto.

 

Per Arancio aver ridotto, seppur in piccola percentuale (10%) l’importo del canone da corrispondere per occupazione di suolo e specchio acqueo demaniale, non basta. Nell’interrogazione il parlamentare del PD chiede di “procedere, per gli anni dal 2010 al 2015, all’azzeramento del canone demaniale o in subordine ad una congrua riduzione, per occupazione di suolo e specchio acqueo demaniale gravante sui concessionari senza che in questi anni gli stessi abbiano potuto utilizzare in alcun modo il porto ed i servizi connessi”.