Acqua pubblica. PD: è necessario calibrare il ddl del governo sulla volontà del popolo del referendum

"Il disegno di legge dell'assessore Marino sulla gestione delle risorse idriche in Sicilia deve essere calibrato sulla volontà e sull'indirizzo espresso dal popolo referendario e sullo stesso programma di governo". Lo dicono il presidente del gruppo PD all'Ars Baldo Gucciardi e il vicepresidente della commissione Affari istituazionali Giovanni Panepinto.

 

"Il costo dell'acqua e la stessa esistenza di Sicilia Acque – aggiungono – devono diventare tra i punti centrali nel disegno di legge: avere di fatto ‘regalato' nel 2004 la rete di acquedotti e intere dighe ad una società privata, certamente pesa ancora oggi sulle tasche dei siciliani che pagano l'acqua tre volte più del dovuto". 
"Ma ci sono altri aspetti del ddl da precisare: riproporre l'obbligatorietà di consorziare i comuni – proseguono Guicciardi e Panepinto – significherebbe fare cento passi indietro rispetto al referendum, ai 150 consigli comunali ed ai tantissimi cittadini che hanno espresso chiaramente la loro volontà: non ci sono norme nazionali né comunitarie che dicano che i comuni non possano gestire il servizio idrico. In Sicilia l'acqua deve tornare pubblica e non si può vietare ai singoli comuni la gestione diretta". 

"Il ddl – aggiungono gli esponenti del PD – deve dare inoltre più attenzione ai controlli sui gestori privati e alla verifica degli adempimenti e delle eventuali violazioni contrattuali da parte degli attuali gestori. L'articolo 49 della Finanziaria 2010 voluto dal Partito Democratico dovrà essere un punto cardine nella legge che l'Ars approverà". 

"Senza queste precisazioni sul ddl proposto dal governo – concludono Gucciardi e Panepinto – rischieremmo la stessa empasse degli Ato rifiuti. Ma siamo certi che il governo saprà cogliere le nostre preoccupazioni".